Agricoltura conservativa
Nell'ambito del risparmio energetico e della sostenibilità, le tecniche di lavorazione e coltivazione secondo i dettami dell'agricoltura conservativa sono la scelta giusta per l'azienda che guarda al futuro.
Tecniche della lavorazione conservativa
Minima lavorazione
Tecnica che prevede la lavorazione del terreno a profondità non superiori a 15 cm, in modo tale da ottenere con uno/due passaggi di macchina un letto di semina soddisfacente, mantenendo nel contempo una copertura di residui colturali su almeno il 30% della superficie lavorata. Sono compatibili con la definizione di minima lavorazione solo le operazioni eseguite con erpici a dischi o altri attrezzi portati, semi-portati o trainati dotati di organi lavoranti non mossi dalla presa di forza o idraulicamente.
Non lavorazione
Tecnica che prevede come pratica continuativa la semina delle colture direttamente sulle stoppie della coltura precedente, i cui residui vengono lasciati totalmente o quasi (90-100%) sul terreno. Con questa tecnica non viene effettuata nessuna lavorazione del terreno. Occorrono tuttavia seminatrici apposite, capaci di tagliare il residuo colturale, di depositare il seme e di ricoprirlo in condizioni di terreno sodivo. Il “No Tillage” non è una tecnica da applicare di volta in volta, ma si regge sulla sua adozione continuativa e sullo stabilirsi di un nuovo equilibrio fra elementi fisici, chimici e biologici del suolo.
Strip tillage
Tecnica che prevede di lavorare il terreno in "strisce" o "bande" della larghezza massima di 15-20 cm e ad una profondità massima di 15cm. La semina deve successivamente avvenire all'interno delle "strisce" lavorate, che nell'insieme dovrebbero interessare non più del 25% della superficie del suolo, così che sulla rimanente porzione di suolo permangano tutti i residui colturali. Solitamente si realizza per colture sarchiate come il mais, con larghezze di lavoro di 15 cm e interfila di 70-75 cm, o come la soia o il sorgo, con larghezze di lavoro di 10 cm e interfila di 40-45 cm.
Decompattamento
Tecnica che, senza rivoltare né rimescolare gli strati superficiali, taglia e solleva il terreno in profondità, arieggiandolo e aumentandone la conducibilità idrica. Richiede l'utilizzazione di macchine dotate di apposite ancore in grado di lavorare ad una profondità massima di 35-40 cm. La tecnica, che comporta un alto assorbimento di energia, deve intendersi come "operazione di soccorso", da effettuarsi solo saltuariamente e in caso di effettiva necessità nei suoli che presentino evidenze di compattamento sotto superficiale, non risolte dagli interventi preventivi o non risolvibili nell'immediato con altri mezzi agronomici. Non è comunque assimilabile al decompattamento l'uso di attrezzi tipo chisel, ripper, ecc. che hanno altre finalità e che provocano un disturbo del suolo molto più ampio.